“(…) Troviamo il diffondersi di comportamenti compulsivi e di dipendenza, oggi noti come addiction (Goodman, 1990). In questi casi, il corpo è preda di una ripetitività cui la persona non riesce ad opporre un limite, né a ricavarne un senso. Addiction è un termine che non riguarda più solo il consumo di droga o gli attacchi bulimici. Lo ritroviamo, per esempio, anche in ragazzi e ragazze (…) che trascorre ore nelle chat a scrivere parole e frasi che faticano ad avviare un dialogo, inteso come scambio personale e non solo un rassicurante stare in contatto”. In questi casi, il problema non è solo la quantità di tempo passata in chat, bensì la conseguenza di una dialettica che attende invano di aprirsi: non c’è un inizio, nè una fine, È una connessione illimitata, senza implicazione.” Riccardo Marco Scognamiglio, Simone Matteo Russo, Adolescenti Digitalmente Modificati, Mimesis, 2018.

I valori e i ruoli sociali tradizionali stanno venendo meno. Essi delimitavano esplicitamente il buono dal cattivo, il fattibile dal non fattibile, e fornivano griglie in cui organizzare il processo di crescita dei giovani, talvolta in una adesione conformista alle regole, più spesso nel conflitto doloroso dell’opposizione. Il loro crollo ha lasciato nelle nuove generazioni un possibile spazio di angoscia che coinvolge in primis il corpo. La libertà del sistema attuale e la precarietà dei futuri possibili presentano diversi vantaggi, ma al contempo necessitano di una capacità di gestione, di contenimento e di articolazione. Spesso gli adolescenti tamponano l’angoscia mediante l’uso massiccio di telefonici, tablet, computer che promuovono un funzionamento stimolo – risposta. Essi apprendono implicitamente una reattività utile per svolgere mansioni multitasking e rispondere rapidamente a sollecitazioni salienti, a scapito però della capacità di approfondimento di natura corticale. L’adozione di questi device, sempre più essenziali anche a causa del distanziamento sociale imposto dalla pandemia in corso, cambia quindi il corpo a partire dal suo assetto neuronale, impattando a cascata sul comportamento e sulle relazioni.
L’utilizzo dei dispositivi tecnologici, inoltre, è strettamente legato al funzionamento del sistema dopaminergico, che regola il meccanismo della gratificazione mediante ricompensa. Esso favorisce la reiterazione del comportamento e la cattiva gestione della frustrazione e dell’attesa e, in strutture molto fragili, sfocia nello sviluppo di vere e proprie forme di dipendenza. A ciò si aggiunge che il cervello di un adolescente è soltanto all’80 % del proprio processo biologico di maturazione, e che le aree meno sviluppate sono proprio quelle frontali, sedi delle funzioni esecutive e, in particolare, della capacità di valutare e giudicare rischi e pericoli. Si può quindi comprendere il motivo per cui l’impulsività sia un tratto riscontrabile così frequentemente nell’adolescenza.
Affronteranno la delicatezza del legame tra web e ragazzi i clinici Riccardo Marco Scognamiglio e Maria Concetta De Giacomo, a partire dal testo “Adolescenti Digitalmente Modificati” di Riccardo Marco Scognamiglio e Simone Matteo Russo, nell’ottica di trasferire le istruzioni per l’uso a genitori e insegnanti, di questa complessità; il webinar si terrà il 27 novembre 2020 alle ore 21:00 sulla piattaforma Zoom.
L’evento è organizzato dall’Istituto di Psicosomatica Integrata di Monza, con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Psicologia Psicosomatica, dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, del Comune di Monza e della Provincia di Monza.