Lo psicologo dei videogiochi in onda su Twitch

Sulla piattaforma Twitch, lo psicologo Giulio Prolo è stato intervistato da Ethernet Coffee in merito all‘impatto di un uso disregolato dei videogame sulla salute psicofisica di bambini e adolescenti. In questo dialogo tra nerd, interessati a capire le dinamiche sottostanti l’interesse per il gioco, sono state sollevate tematiche importanti relative al benessere digitale.

Chi è lo psicologo dei videogiochi?

Psicologo clinico, Giulio è esperto di dipendenze tecnologiche e si occupa di depressione, ansia e attacchi di panico, con uno sguardo specifico sulle interazioni corpo-mente secondo il modello Somatic Competence®️. Si è formato secondo il modello dell’Istituto di Psicosomatica Integrata attraverso corsi di alta formazione, e successivamente mediante il corso base e avanzato sulle Dipendenze Tecnologiche dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e cyberbullismo (Di.te.). L’associazione Di.Te. è nata nel 2002 con l’intento di riunire professionisti in grado di occuparsi a vario titolo di dipendenze tecnologiche e dei fenomeni correlati all’uso disfunzionale di internet. Giulio Prolo ha la possibilità di osservare direttamente il fenomeno del gaming ed esplorarlo, in particolare tra gli adolescenti, essendo anche docente e formatore scolastico.

Perché ci piace giocare?

Negli ultimi anni i giochi sono diventati sempre più attraenti, vengono studiati per mantenere il giocatore attaccato alla realtà virtuale.

Giulio spiega nel dettaglio l’effetto altamente piacevole del gioco digitale: viene infatti innescato a livello neurologico il circuito del piacere, attraverso cui entrano in circolo sostanze come la dopamina che favoriscono la reiterazione del comportamento, spesso mettendolo al primo posto, trascurando addirittura alcuni bisogni essenziali. Questo circuito neurologico molto potente fa in modo che molte persone siano fortemente attratte dai videogiochi, come lo sono i partecipanti dell’Ethernet cafè, ma in alcuni casi questo meccanismo può diventare patologico: viene definito “Internet Gaming Disorder” il disturbo da “troppo gioco digitale”, ed è trattato in ambito clinico come una vera e propria dipendenza. La persona che ne soffre non riesce a fare a meno di giocare, fino ad “dimenticare” le proprie necessità fisiologiche, come il sonno.

Chi è attirato maggiormente da questi nuovi giochi?

Giulio fa notare però che non sono solo i ragazzi o i giovani fino ai 25 anni ad essere più frequentemente giocatori: anche gli adulti nella fascia 45-65 anni sono fortemente attratti dai giochi, questo anche perché il gioco sullo smartphone ha resto l’attività ludica accessibile a tutti.

Cosa nasconde un eccesso di gioco?

“Un elevato uso della tecnologia senza un controllo soggettivo nasconde spesso un disagio non compreso dal soggetto stesso, il compito è andare ad esplorare il significato profondo che il videogioco/ il social/ la televisione ricopre nella vita dell’individuo” dice Giulio. Per trattare i casi più problematici di dipendenza è fondamentale capire quale sia il bisogno sottostante questo fenomeno, poiché, se da una parte le neuroscienze e la psicologia ci dicono come funzionano questi meccanismi – comuni a quelli di altre dipendenze – d’altra parte il soggetto che si trova a sperimentare la dipendenza è unico, ha una propria storia, e necessita di colmare i propri bisogni: è quindi importante capire cosa lo spinga verso questa modalità specifica di ricerca del piacere. Compito del percorso psicologico è cogliere e condividere la complessità della situazione.

Cosa può fare lo psicologo?

Per capire il bisogno soggiacente il trascorrere ore davanti allo schermo, bisogna avere un quadro della situazione specifica della persona: quali altre attività svolge, quanto tempo passa a casa, quanto tempo con i genitori, e quali sono le sue risorse e la sua rete relazionale. È altrettanto importante comunicare con i genitori, laddove il paziente sia giovane, per accompagnarli nella comprensione dell’uso del videogame da parte del figlio. Giochi diversi possono afferire a bisogni differenti, da esplorare insieme: ci sono ad esempio i giochi di ruolo, molto gettonati, o le realtà parallele (metaversi), in cui viene soddisfatto il bisogno di socializzazione, ma esistono anche giochi ripetitivi come Candy Crush che consentono di spostare l’attenzione dai propri pensieri.

Il lavoro clinico dello psicologo deve dunque tenere conto della complessità del fenomeno, su più livelli, per poter intervenire, non eliminando la tecnologia ma sostenendo la persona verso un uso consapevole dotato di senso, mentre sviluppa parallelamente altri compiti evolutivi importanti.

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