Non c’è posto per la mancanza

I tossicomani sbattono in faccia alla società il lato di menzogna dell’ideale farmacologico: il potere della farmacologia di fronteggiare ogni possibile manifestazione della sofferenza umana, considerare il farmaco come “oggetto supposto trattare” e perciò avente un dominio sul Reale.

Così il “mercato” pretende di dispensare oggetti supposti soddisfare ogni tipo di godimento.

Ogni ideale è anche una menzogna peché vorrebbe escludere il Reale. Il discorso scientifico, all’interno del modello capitalistico, promuove questo circuito, ma c’è sempre una fetta di Reale che si mette in mezzo.

(Graziano Senzolo, “LA DROGA FRA CLINICA E DISCORSO SOCIALE”  Tre lezioni su Lacan e la tossicomania, Edizioni Libreria al Segno, 2011)

ARTICOLO SU: PSICOLOGIA PSICOSOMATICA Rivista Online

Comments

3 comments on “Non c’è posto per la mancanza”
  1. Matteo ha detto:

    L’Ideale può assimilare lo scarto (il tossicomane)? Se lo scarto è ciò che resiste all’Ideale, qual’è la sua domanda? Di essere reintegrato, riciclato nell’Ideale o di ricevere la dignità di scarto?

  2. elaisa24 ha detto:

    Ma il riciclaggio non comporterebbe, ancora, un non inserimento del soggetto dal suo discorso?Siamo certi che la domanda del soggetto tossicomane sia sovrapponibile a quella dello scarto?

  3. Matteo ha detto:

    Se lo scarto divinisse ideale dello scarto, il divenirlo potrebbe avere anche delle ricadute generative, la poetica dello squallore attraversa molta arte degli ultimi due secoli. Ma molto probabilmente il non-soggetto tossicomanico difficilmente può raggiungere questi lidi. L’essere scarto o far uso di scarti (la droga) sarebbe forse l’impronunciabile bisogno di sentirsi riconosciuto come mancante e l’intollerabilità che ciò avvenga.

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