OGGETTI DI VITA

Le mille foto da tutto il mondo con i 15 oggetti che ci hanno aiutato durante il lockdown

Gli oggetti hanno per noi significati simbolici unici che accompagnano la nostra quotidianità.
Sin dagli albori, l’essere umano in quanto specie si è evoluto proprio grazie all’utilizzo di oggetti, che principalmente hanno avuto una funzione vitale di strumento. Siamo stati quindi capaci di prendere una cosa inanimata, trasformarla e utilizzarla per uno scopo. l’uomo si è distinto anche per aver dato un significato all’oggetto, che viene riempito di senso, trasformandolo a modo suo, secondo una funzionalità pratica o affettiva, a cui si aggiunge anche l’estetica, il bello e il design, molto caro alla società odierna.

Bambini e adulti fanno ricorso anche ad oggetti per trovare sollievo o giovamento in momenti di stress. Molte persone ne considerano importante la presenza, per il loro benessere mentale ed emotivo. Ad esempio tenere vicini certi oggetti pare allentare la solitudine o riempire in parte un vuoto, alleviare un vissuto negativo. In questi casi, si può trattare ad esempio di una chitarra che può servire da strumento per svolgere un’attività piacevole ed arricchente, oppure oggetti di uso estetico come un bel quadro artistico. Possiamo anche servirci di oggetti unicamente per la loro connotazione affettiva, ci possiamo far coccolare per esempio da una foto ricordo di persone amate o da una bambola d’infanzia.

In psicologia, moltissimi autori hanno descritto l’importanza dell’oggetto, soprattutto per i più piccoli; in particolare nella psicanalisi e nelle teorie sull’oggetto transizionale. Donald W. Winnicott è stato lo studioso più autorevole rispetto a questo argomento, sviluppando osservazioni sull’importanza dell’oggetto per il bambino, che lo accompagna nella fase delicata di separazione dalla madre. Secondo l’autore l’oggetto transizionale, oggetto che per i bimbi rappresenta il caregiver, ha una funzione molto importante: accompagna il bambino nel fare esperienza in un’area nuova neutra che non sia sé stesso o la madre, con cui il bambino è in simbiosi.
L’oggetto transizionale esprime un grosso paradosso: consente di staccarsi dalla madre (o chi ne fa le veci) avvicinandosi a lei.
Il bambino ha la sensazione di essere vicino al caregiver e quindi sperimenta una situazione di tranquillità conosciuta, e al contempo, egli nella lontananza sperimenta una situazione del tutto nuova, lontano dalla madre, in cui conosce il mondo senza di lei, a partire dall’oggetto stesso che in quanto oggetto fa parte del mondo esterno reale.

“Il punto essenziale dell’ oggetto transizionale non è il suo valore simbolico – scrive Winnicott – quanto il fatto che esso è reale. E’ un’illusione ma è anche qualcosa di reale”.

Nell’ultimo anno tra lockdown e zone rosse la nostra quotidianità è stata ribaltata, abbiamo vissuto diversamente nella nostra casa e i nostri oggetti possono avere avuto una funzione diversa da prima, diventando custodi di emozioni e complici di attività magari fin ad allora inesplorate. Alcuni di essi ci hanno consentito di affrontare al meglio la quarantena, abituandoci a svolgere abitudini salutari, come lo è stato per alcuni un tappetino di yoga.

Osservando il cambiamento di utilizzo degli oggetti durante la pandemia, l’etnologa Paula Zuccotti ha raccolto durante il lockdown dell’aprile 2020 centinaia di fotografie per analizzare l’impatto della situazione, ormai a livello mondiale, sulle persone, chiedendo loro di fotografare quindici oggetti che sono stati d’aiuto per superare quel momento. Da questa indagine è nato un libro, Future Archaeology of a Global Lockdown” che raccoglie numerose fotografie, inviate da tutto il mondo, che rivelano le diverse esperienze e i differenti punti di vista. Questa testimonianza è la versione moderna dell’archeologia del futuro.

Paula afferma: Gli oggetti sono grandi narratori e l’obiettivo è riflettere sulle nostre abitudini, bisogni, speranze, paure, desideri e meccanismi di adattamento durante questo periodo della nostra vita in modo da poter conoscere noi stessi sia come individui che come comunità globale ormai unificata.”

Libri, fotografie, diari, strumenti musicali, piante, candele, oggetti sessuali, sono alcuni degli oggetti raccontati dalle immagini in tutto il mondo. Tuttavia, è chiaro quanto in queste immagini occupino un posto d’onore le nuove tecnologie: oltre a permettere di lavorare, servono a navigare su internet, a leggere, informarsi, vedere film e soprattutto a chattare con gli amici e parenti. Gli smartphone, i computer e i tablet sono stati protagonisti di questo periodo costretti in casa, allontanati dall’altro, sentendoci a volte quasi come bambini allontanati dalla propria madre.

È nella mancanza dell’altro che un qualsiasi oggetto assume il ruolo di oggetto transizionale, un terzo che consola e allo stesso tempo porta a sperimentare qualcosa di nuovo nella quotidianità, rendendo la realtà maggiormente sicura e piacevole.


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