IL RITORNO ALLA VITA Highlight dalla conferenza “Storia di un hikikomori” | 18 febbraio 2020

Durante la conferenza “Storia di un Hikikomori, dalla stanza della morte al ritorno alla vita”, organizzata e patrocinata dall’Associazione Italiana di Psicologia Psicosomatica, Simone Matteo Russo, responsabile dell’Area Adolescenti dell’Istituto di Psicosomatica Integrata Responsabile della sede regionale dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche nonché docente presso la scuola di psicoterapia analitica di gruppo “Nuova Clinica Nuovi Setting”, ha commentato l’intensa video testimonianza di un ragazzo che ha manifestato per due anni una grave forma di ritiro sociale, iscrivibile nella sindrome di Hikikomori. 

Si tratta di un giovane uomo che, in un momento critico di passaggio evolutivo tra fasi diverse della vita, ha rinvenuto nella propria stanza un rifugio para-angoscia, funzionale alla sua esigenza di sfuggire all’ansia e alle paure della realtà. 

Quali sono i primi passi possibili, per cogliere questo tipo di sofferenza, potenzialmente ingravescente?

Bisogna provare ad entrare nella stanza dei nostri ragazzi, perché è quello di cui hanno bisogno: qualcuno che entri nel loro mondo e faccia domande, se lo faccia illustrare, per iniziare a parlare la medesima lingua”.

È un elemento però critico, di grande complessità, in quanto:

Spesso non condividiamo più il nostro dolore con l’altro, tamponiamo le ferite con il dispositivo digitale, e non usciamo dalla sofferenza nella relazione con chi abbiamo accanto”.

All’interno dell’evento aperto ai soci il professionista ha condiviso alcuni fattori che hanno promosso l’avvicinamento tra il terapeuta e il paziente, in modo tale da supportarne i successivi passaggi verso una nuova vitalità offline:

Nella terapia abbiamo colto e trasferito insieme l’anelito alla crescita, maturato giocando al videogioco, all’interno della vita lavorativa, dove, nel tempo, ha potuto mettere in campo la sua spinta all’evoluzione nel quotidiano e non nell’avatar”.

Il professionista, insieme al dott. Giulio Prolo, continuerà ad approfondire gli effetti dei dispositivi digitali nella vita dei ragazzi in occasione del secondo appuntamento del ciclo DIPENDENZE TECNOLOGICHE E NUOVE NORMALITÀ. Istruzioni per l’uso del mondo 2.0., che avrà come focus il ruolo dei videogame.

Le caratteristiche strutturali e narrative dei videogiochi, infatti, possono determinare in alcuni soggetti fragili un’esperienza di immedesimazione così intensa da sovrastare la realtà offline. Il contesto virtuale difatti offre rappresentazioni – online – di sé maggiormente gratificanti, soprattutto in adolescenza, fase in cui l’identità dei ragazzi è in costruzione. Ne consegue un effetto di riverbero che incentiva forme di dipendenza e di scollamento dalla relazione, riducendo gli spazi di socializzazione nella vita reale.

Come muoversi, quindi, per accorciare la crescente distanza relazionale offline?

Durante l’incontro, che si terrà martedì 10 marzo, i relatori inviteranno il pubblico ad entrare nel vivo dell’esperienza videoludica, per offrire una comprensione più ampia dei meccanismi alla base di quella forma importante di coinvolgimento e individuare insieme le modalità con cui accompagnare i propri figli ad un utilizzo regolato dei device.

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