La comune

Thomas Vinterberg, regista danese di  Festen e Il Sospetto, torna al cinema con un film ispirato dalla propria esperienza personale di bambino cresciuto in una comune.

 

La comune, nelle sale italiane dal 31 marzo 2016 mette in scena il fascino e le difficoltà della vita gruppale, estremi che si inscrivono nella dicotomia tra il piano ideologico e la complessità della realtà. I protagonisti, una famiglia di intellettuali formata da madre, padre e figlia adolescente, decidono di aprire la propria immensa casa ad altre persone, nell’ottica di una convivenza duratura. L’esperimento parte con entusiasmo, ma, ben presto, svela le molteplici castrazioni della reciproca prossimità; la bellezza e la fatica del mondo relazionale si rincorrono tra inquadrature che indagano il non detto dei volti.

L’emancipazione dai modelli tradizionali, costituiti e rinforzati nei secoli, ha un prezzo emotivo non sempre facile da pagare. Le regole si dimostrano utili, ma allo stesso tempo crudeli, e i sentimenti sfuggono la razionalizzazione e le migliori intenzioni. Le emozioni più difficili irrompono, impermeabili ai tentativi di buona condotta, così come la malattia irrompe anche nel fiore della vita. Riti e condivisione sono uno strumento molto utile ma non sostituiscono l’elaborazione psicologica del singolo, che deve compiere un percorso proprio, e scontrarsi con la drammaticità dei sentimenti.

Vinterberg anche questa volta si rivela molto abile nel mostrare dinamiche relazionali dai risvolti dolorosi. Rappresenta con intensità e discrezione i vissuti soggettivi, i moti di attrazione / repulsione tra persone e il loro impatto, talvolta dirompente, sui gruppi.

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