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La fusione madre/bambino

“La madre, per la quale nel suo sviluppo si è calcificata l’impossibilità di luttuare, il cui mondo interno è vivificato da cadaveri di cui non si è mai elaborata la morte, non potrà concedere al proprio bambino di esistere se non nella fusione, nell’incistamento,  proteggendosi così da un’angoscia di frammentazione che la coglie non appena egli devia il suo sguardo verso il mondo, lasciando presagire la presa di coscienza di essere un altro. Lo stadio dello specchio di cui parla Lacan, nel quale il bambino incontra la madre secondo il registro dell’immaginario, sarà perenne e inveterato e non consentirà l’accesso della parola, portata dal padre, il quale sarà rimosso fisicamente e psichicamente in quel processo di forclusione che Lacan individua alla base della patologia psicotica

Perché la madre incestuale farà piazza pulita intorno a sé, eliminando primariamente il padre  o confinandolo a un punto talmente minimo da essere impercettibile – e del bambino farà il suo tutto, un oggetto onnicomprensivo a cui chiedere di essere genitore, figlio, fratello, amante, ovvero di essere non essendo.

 Le madri non cercano il paradiso di Alessandro Uselli

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